Enordest.it. Il cuore di Sonny e Boranga il medico che parava i rigori

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Vanni Zagnoli

Automobilismo e ciclismo, basket, pallavolo e calcio, nel nostro zizzagare settimanale.

Addio a Mauro Forghieri, 87 anni, direttore tecnico della scuderia Ferrari, sette titoli costruttori in rosso fra il 1962 e ’71 e dal ’73 e l’84, quattro mondiali piloti, con il britannico John Surtees, due con l’austriaco Niki Lauda e l’ultimo con il sudafricano Jody Shechkter. Protagonista di tempi che Luca Cordero di Montezemolo ricorda come “anni meravigliosi”. Stretto collaboratore del Drake, è fra i grandissimi dell’automobilismo. “Le leggende durano per sempre – twitta la Ferrari -, 1935-2022. È stato un onore fare la storia insieme. Ferrari e il mondo del motosport non ti dimenticheranno mai”.

Il ricordo di Piero Ferrari, figlio di Enzo. “Forghieri metteva energia e passione in ogni attività. Era sanguigno, ricordo interminabili riunioni di gestione sportiva, iniziavano alla sera e finivano di notte, mi sono trovato a fare da mediatore tra lui e mio padre”.

A 27 anni venne nominato capo del team.

Ciclismo. Si ritira Sonny Colbrelli, dopo l’arresto cardiorespiratorio al giro di Catalogna di marzo. Rinuncia a levare il defibrillatore salvavita, sarebbe troppo rischioso. Soprattutto, rinuncia a chiedere l’idoneità sportiva all’estero. Ha 32 anni e un anno fa vinse la Parigi Roubaix e il campionato europeo. “Dalla famiglia e dagli amici – racconta – traggo la forza per accettare questo momento della mia carriera sportiva che mi vede rinunciare a poter aggiungere al mio palmares una tappa in un grande giro o un successo nelle Fiandre, il sogno di una vita”.

Basket, le convocazioni per Italia-Spagna e Georgia-Italia. Sei su 18 giocatori sono di origine straniera: Niccolò Mannion (Virtus Bologna), Paul Biligha (Milano), Mouhamet Diouf (Reggio Emilia), Nicola Akele (Brescia), Tomas Woldetensae (Varese) e John Petrucelli (Brescia). In più Guglielmo Caruso (Varese) è cresciuto al collega, in Usa. E’ il segno della multietnicità della nazionale, dei tanti oriundi che arricchiscono la pallacanestro e il nostro sport.

Sempre per il basket, domenica sera sono sceso fra i giornalisti nei posti migliori, a Reggio Emilia, in serie A1, per la partita con Brindisi. Dal secondo tempo sono davanti alla curva di Reggio, appunto, e Unahotels prende progressivamente il largo. Una prima frase è goliardica, a Perkins, centro di Brindisi: “Mangia meno”.  “M…”, urlano a un arbitro, una signora “f..”, non il massimo.  “Figlio di..”, a un giocatore di Brindisi, “ric..”, a un arbitro che fa ripetere un tiro libero.

Poi persino la telecamera della diretta su Elevensports viene invitata a non riprendere la curva, da uno dei capi, a torso nudo, e il cameraman tornerà a inquadrare solo a gara finita, per lo sfilare dei biancorossi verso i tifosi. Anche sul +19, un giovane alle mie spalle pronuncia un “vigliacco. Te’ un vigliàc, come dicono a Reggio”.

Partita tranquilla, Reggio ne aveva perse 5 di fila, compresa la coppa. Ecco, se questo avviene in una curva vicinissima al campo e in una città che da sempre vanta di essere una delle più civili al mondo, figurarsi altrove. E siamo in una piazza storica della pallacanestro.

Volley. La grande paura per Leon, il cubano naturalizzato polacco scivola dopo un punto, batte due volte la testa sul taraflex, un doppio tonfo tremendo, si resta per alcuni minuti con il fiato sospeso. Esce, è cosciente, resta in panchina, festeggia anche lui, era stato decisivo, sino al 12-5 del tiebreak. Ha vinto la sua Perugia, su Civitanova, e lui conferma: “Grande paura per me. Quando mi sono ripreso, avevamo vinto”. Pochi scambi, per la verità. Andrea Anastasi fa subito centro, al rientro in Italia dopo la bellezza di 17 anni, da allenatore

Volley, l’Ucraina protagonista. Oleh Plotnytskyi mvp della supercoppa. In Polonia, il Barkom Każany Lwów batte lo Skra Bełchatów, una grande del paese che vive per la pallavolo. E’ la prima vittoria del team ucraino, primo club straniero nella massima serie polacca.

Ancora pallavolo. A 97 anni scompare Alfa Casali Garavini, prima first lady del volley Italiano. È stata la presidentessa della Teodora Ravenna che ha vinto 11 scudetti consecutivi, 2 coppe dei Campioni, 6 coppe Italia e un mondiale per club. Un anno fa il suo record di 72 successi di fila venne battuto da Conegliano. Erano gli anni delle finali con Reggio Emilia, ora l’Imoco è a 4 scudetti in sequenza ma è quasi impossibile che superi quel record di titoli.

Il Flamengo vince la copa Libertadores, sfiderà il Real Madrid al mondiale per club. Decide Gabigol, che all’Inter si fermò a 9 presenze in due stagioni. E’ il club che fu di Zico, Junior, per due stagioni anche di Socrates, batte per 1-0 l’Atletico Paranaense allenato da Luis Felipe Scolari, 74 anni, campione del mondo 20 anni fa con il Brasile: Felipao aveva vinto la Champions del Sudamerica già nel ’95 con il Gremio e nel ’99 con il Palmeiras.

La peggiore stagione di Simeone, all’Atletico Madrid. Era già uscito nella fase a gironi di Champions nel 2017-18, allora però passò in Europa league e la vinse, stavolta è fuori da tutto. Con l’antigioco dell’argentino, i colchoneros ottengono fin troppo, già la scorsa stagione non avevano regalato un acuto, nella Liga sono terzi a pari merito: con Simeone non mai sono scesi sotto il terzo posto, escluso il quinto del primo anno, ma da subentrato, a fine 2011. Diego Pablo Simeone resta ispirato al vecchio calcio argentino, dagli scontri molti duri, peraltro ha cambiato la storia della seconda squadra di Madrid.

Domenica scorsa ha festeggiato 80 anni Lamberto Boranga, fu portiere del Perugia, dell’unico Cesena in Europa. Nel 2014 si laureò campione del mondo di salto in alto over 70. Ha tanti record di longevità, su facebook peraltro si è levato 20 anni. Detto Bongo, nella vita è medico. “Negli ultimi due anni ho fatto 12 mila visite. Sono vecchio, ma non invecchio”.

Infine una curiosità. Ogni anno per Ognissanti e per la giornata che ricorda i defunti il nostro pensiero corre a Terracielo. ”Il posto più bello dove dirsi addio”, a Modena.

La creatura è dell’ex dg del Modena calcio Gianni Gibellini, in carica per la verità appena tre mesi, con la squadra in serie B e poi comunque salva. La costruì 7 anni fa: “Per offrire una camera ardente bella a chi non può tenere i morti in casa”. E’ stato anche dirigente del Sassuolo, ma oltre 30 anni fa, faceva l’opinionista tv, per anni, nel modenese. E’ l’emblema l’imprenditoria funebre, impiega anche la figlia e la moglie e anche tante famiglie di sportivi a Modena e nelle province vicine si rivolgono a lui per i funerali dei parenti.

Da “Enordest.it”

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