La Gazzetta dello Sport. Kaukenas (Grissin Bon) si racconta: “In Lituania il basket è religione. Quel canestro con Venezia era un tiro ignorante”

Rimantas+Kaukenas+Olympics+Day+12+Basketball+Bx1QJhfGfd1lhttp://archiviostorico.gazzetta.it/2015/aprile/08/Eterno_Kaukenas_Contro_Venezia_tiro_ga_0_20150408_2a650604-ddb6-11e4-a3cd-58bfcf28aa04.shtml

Di Francesco Pioppi

Reggio Emilia

«Quando ero bambino dovevo camminare due ore in mezzo alla neve per andare ad allenarmi nel centro di Vilnius, a quei tempi i militari russi avevano bloccato la città e non c’erano autobus, le scuole erano chiuse: il basket era l’unico modo per sentirsi vivi». Figuratevi se Rimantas Kaukenas ha paura di prendersi un tiro decisivo, proprio come ha fatto contro Venezia a 3′ dalla fine, segnando la tripla che ha regalato vittoria e 2° posto a Reggio Emilia. «Gianluca Basile avrebbe detto che era un tiro ignorante! No dai, non ho fatto nulla di straordinario, avevo spazio e non potevo sbagliarlo». Il sangue freddo di una generazione che con la pallacanestro ha trovato successo ed identità: «Nel 1992 a Barcellona, con la prima Olimpiade giocata come Lituania indipendente, Sabonis, Marciulionis e Chomicius hanno fatto vedere a tutto il mondo che il basket era la nostra lingua, la nostra religione e che noi eravamo pochi, ma esistevamo e che non avevamo bisogno di usare le armi? Quando ci penso ho ancora la pelle d’oca». In Italia Quella Lituania vinse il bronzo proprio contro l’Unified Team, di fatto quel che rimaneva dell’ex Unione Sovietica. Kaukenas, 38 anni sabato, è cresciuto con quella pallacanestro nelle vene.

La prima volta in Italia nel 2004 con Cantù, poi 5 scudetti con Siena, in mezzo una parentesi con il Real Madrid e adesso una seconda giovinezza a Reggio Emilia: «Non penso alletà ma a quello che posso fare per migliorarmi, dentro ho ancora il fuoco e fino a quando lo sentirò non mollerò nemmeno un centimetro». Un discorso valido anche per il compagno di squadra e connazionale Darjus Lavrinovic che sta crescendo di colpi partita dopo partita: «Ha passione ed energia? racconta Kaukenas , lo vedo dalla voglia che ha di lottare per tornare al massimo della forma e per noi è troppo importante». La coppia lituana sarà fondamentale anche in ottica playoff, raggiunti aritmeticamente per il 3° anno di fila: «Dobbiamo recuperare Cervi e arrivare tutti in forma al 18 maggio, poi conterà solo una cosa: difesa, difesa, difesa». Un aspetto che non era sempre stato costante nella stagione della Grissin Bon: «Da tre partite teniamo gli avversari a 63 punti e sono arrivate 3 vittorie (Bologna, Capo D’Orlando e Venezia, ndr) questa è la strada giusta. Dopo la sconfitta con Milano (-50, record negativo per il club) è suonata la sveglia e abbiamo guardato dentro di noi cosa si potesse fare per cambiare le prospettive. Avevamo subito 118 punti una cosa inaccettabile se hai orgoglio». Solco A tracciare il solco dopo quella batosta era stato lo stesso Kaukenas, richiamando i compagni: «E’ vero, ma non è che ho urlato addosso a qualcuno, ho semplicemente chiesto a tutti di essere più aggressivi, più duri e di parlare di più: queste cose uniscono le squadre e ti fanno fare il salto di qualità». Che passa anche attraverso le 11 vittorie casalinghe consecutive: Reggio in casa non perde dal 18 ottobre scorso con Cremona: «Qui il tifo è caldo, i fans ci sostengono e noi prendiamo energia che poi in campo si trasforma in una difesa fatta meglio o in un recupero in più, è questione di mentalità».

Sposato con Tanja Kostic, ex giocatrice di basket di alto livello (stella ad Oregon State, un’Eurolega vinta nel 98 a Bourges e poi Wnba a Portland, Cleveland e Utah) Kaukenas ha 3 figlie Emma, Tia e Vanessa , tutte a Reggio assieme al papà, voluto a tutti i costi dall’a.d. Dalla Salda:«E’ una città vivibilissima, l’ideale dove fare crescere i propri figli e dove abitare con la famiglia: qui siamo felici». L’infanzia tra i mitra sovietici è un ricordo lontano.

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