Gazzettadiparma.it e Il Secolo XIX. Brasile-Colombia secondo Asprilla

Parma FC Press Conferencedi Vanni Zagnoli
Il Messico aveva bloccato il Brasile sullo 0-0, il Cile l’ha portato ai rigori, ma stasera (dalle 22 a Fortaleza) la Colombia può fare ancora di più. I cafeteros non avevano mai raggiunto neanche i quarti di finale, sono stati la squadra più convincente del mondiale e provano a far uscire i 5 volte campioni. Scolari non cambia formazione e Neymar vuole aggiudicarsi il confronto a distanza con James Rodriguez, fra aspiranti al Pallone d’Oro.
E’ Faustino Asprilla, 44 anni, il colombiano più popolare del calcio italiano, giocò nel Parma per 5 stagioni, vincendo la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Europea e due Uefa.
Tino, è in Brasile?
“Per un’emittente colombiana, Blu radio”.
E’ ancora nel calcio?
“Sono dirigente del Tuluà, la squadra della mia città”.
La Colombia ce la può fare?
“In questo momento gioca meglio, fa girare il pallone che è un piacere, è più forte. La seleçao peraltro è fatta di campioni che in qualsiasi momento possono segnare, con una semplice giocata”.
Il tallone d’Achille dei gialli è la difesa?
“Le 4 gare disputate non evidenziano punti deboli, hanno subito un gol dalla Costa d’Avorio e un altro dal Giappone, segnandone invece la bellezza di 11. Con l’Olanda, sono l’unica squadra che abbia sempre vinto, nei 90’”.
Le va di presentarci i titolari?
“Volentieri, concedetemi però qualche licenza linguistica… Il portiere Ospina è impassabile, ovvero insuperabile. Zuniga gioca a destra, come faceva a Siena, mentre a Napoli viaggia sull’altra fascia: è come fosse un attaccante, ma in posizione di terzino”.
Christiàn Zapata nel Milan non è titolare fisso, e Mario Yepes nell’Atalanta ha giocato appena 24 gare…
“Zapata è complementare al leone di 38 anni, che ha di fianco”.
Nel Napoli Pablo Armero risaltava soprattutto per gli errori difensivi, costati l’eliminazione nel girone di Champions, contro il Borussia Dortmund.
“In questi mondiali è perfetto, sintetizza la felicità della squadra e del Paese, con quell’esultanza”.
E il viola Juan Cuadrado?
“E’ la fantasia. In comune con me ha il dribbling, è bravo a saltare il giocatore, ma anch’io ero buono…”.
Sanchez e Aguilar, invece, sono meno appariscenti.
“Uno dà ordine a centrocampo, l’altro lavora per tutti”.
James Rodriguez può ambire al Pallone d’oro, se la Colombia raggiungerà la finale?
“E’ un campione, aveva già offerto sprazzi al Monaco, in Francia, e pure in Argentina, al Banfield”.
Teofilo Gutierrez dal canto suo ha segnato solo un gol, il 2-0 alla Grecia.
“E’ un cannoniere, fino adesso non si è espresso. E il centravanti del Porto Jackson Martinez è una pantera, in area”.
Il ct Pekerman, argentino, gioca anche per l’Albiceleste, all’inseguimento del suo terzo mondiale?
“Dirige perfettamente la sua orchestra”.
Lei giocò i mondiali di Usa ‘94 e di Francia ’98, senza però segnare.
“Neanche superammo la fase a gironi. Peraltro eravamo saliti sul podio in due edizioni della Copa America, nel ’91 e ’93”.
Questa è la Colombia più forte di ogni tempo?
“Come risultati sicuramente, non c’è nulla da obiettare. A livello di giocatori, ne avevamo di molto forti, anche nella mia epoca: il centrocampista Freddy Rincon, poi al Napoli, era fortissimo e adesso manca un uomo del genere. Ci vorrebbe anche l’estro di Carlos Valderrama”.
In assoluto sono i campionati del mondo più spettacolari?
“Piacciono tanto alla gente perchè vede tanti gol”.
Nel calcio di oggi, in chi si rivede?
“Nessuno, ero unico”.
Cosa resta delle capriole allo stadio Tardini?
“L’amicizia con il team manager Sandro Melli, con gli ex Luigi Apolloni, vicecampione del mondo 20 anni fa, nella finale Italia-Brasile, da titolare, e con Marco Osio, allenatore in Lega Pro. Li ho rivisti l’anno scorso, per il centenario del Parma”.
E quella punizione che fece crollare il Milan, a San Siro?
“Fermò a 58 la sequenza di gare utili della squadra di Fabio Capello, fu un’impresa”.
Giocò anche in Brasile, in Messico e in Argentina. Lasciò a 35 anni, ma dal 2000 disputò appena una dozzina di partite a stagione. Non doveva fare di più?
“Sono contento così. Ho lasciato quando era il momento. Nel mondo in cui ho giocato non potevo andare oltre, erano altri tempi. Magari se fossi passato al Milan, la storia sarebbe stata differente”.
Il ct Pekerman ha qualcosa di Nevio Scala?
“Il paragone ci sta. Per me l’allenatore di quel Parma era il più avanzato dell’epoca. Oggi lo imitano, con la difesa a 5, ma negli anni ’90 capiva veramente molto, di calcio”.
In terra ducale era accreditato di una storia con la pornostar Petra Scharbach…
“Adesso sono single”.
Un anno fa le avevano offerto una parte in un film per adulti?
“Non l’ho accettata”.

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