Il Gazzettino, Svezia-Belgio 0-1. L’addio di Ibrahimovic non è memorabile. I fiamminghi vincono grazie a Nainggolan ma faticano a lungo

Vanni Zagnoli

L’addio di Ibrahimovic alla Svezia non è da ricordare. Voleva uguagliare il record di Cristiano Ronaldo, a segno per 4 Europei in sequenza, neanche a Nizza lascia il segno. Gli scandinavi avevano insidiato l’Italia, nel secondo tempo pungono anche il Belgio ma escono con l’ultimo posto.

I fiamminghi giocano per mantenere lo 0-0, sembrano la versione anni ’80, finalista nell’Europeo italiano e in semifinale mondiale dell’86, vengono premiati nel finale dal classico destro da fuori di Nainggolan. Domenica affronteranno l’Ungheria a Tolosa, non così favoriti, certamente più forti. Avessero perso una posizione, sarebbero finiti contro la Francia, ovvero dalla parte sbagliata, del tabellone impossibile. Giocano con personalità il primo tempo, a parte i primi 10’, nel secondo soffrono e così certamente non valgono il ruolo di favorita per la finale.

La maglia bianca leva come energia alla nazionale di Wilmots, in avvio è salvata dalla parata di Courtois sulla girata di Berg, verso la mezz’ora uscirà il destro di Ibrahimovic. Contornato da compagni modesti e allora neanche li rimprovera tanto, all’intervallo è solo accigliato, ma i fischi all’intervallo sono significativi e forse si sentono per la prima volta, in questo Europeo.

Il Belgio attacca tanto da sinistra, sull’asse Vertonghen-Carrasco, Isaksson non compie miracoli ma anche De Bruyne e Lukaku restano difficili da contenere, anche per l’argine a centrocampo di Ekdal, finito all’Amburgo, dopo la retrocessione del Cagliari.

L’avvio di ripresa è svedese, con tre occasioni in sequenza. Il Belgio controlla facendo girare la palla, subisce gol da Ibra ma c’era stato il gioco pericoloso di Berg. De Bruyne da fuori spiega perchè il Manchester City l’ha pagato 75 milioni, un anno fa, l’ex juventino Isaksson è reattivo sul destro. Si procede così, a folate, con i gialli comunque insidiosi e i belgi passivi.

Il finale è comunque degno della 2^ nel ranking Fifa, dal corridoio di De Bruyne per Lukaku, il centravanti sfugge a Johansson e il portiere respinge con il corpo, in uscita.

La partita si incendia, con respinta di Courtois sulla punizione di Ibra. Entra Mertens e ha un effetto dirompente, come spesso già nel Napoli di Benitez. Anche Lukaku è insidioso, prima di uscire. Su angolo di Kallstrom, il colpo di testa di Granqvist fa gridare al gol e alla qualificazione, sulla linea De Bruyne salva di testa.

Serve una giocata individuale per lasciare il segno, non è di Ibrahimovic, 35 anni e mai oltre i quarti di finale, in una grande manifestazione, li raggiunse nel 2004 a scapito dell’Italia. La offre Nainggolan (in copertina) con il destro da 25 metri. Infine Benteke di piatto accarezza solo il raddoppio.

Ha ragione Grun, l’ex Parma e Reggiana, oggi commentatore. “Il ct Wilmots dovrebbe imporre maggiormente il gioco. Non abbiamo mai avuto una nazionale tanto forte, aspettiamo il grande risultato”. Lo spazio e la qualità per la finale ci sono, manca la determinazione. Poteva vincere la Svezia, va a casa assieme a Ibra, come sempre.

Svezia-Belgio 0-1

GOL: 39’ st Nainggolan.
Svezia (4-4-2): Isaksson 7; Lindelof 5,5, Johansson 5,5, Granqvist 6, Olsson 6; Larsson 6 (25’ st Durmaz 5,5), Ekdal 5,5, Kallstrom 6,5, Forsberg 6 (37’ st Zengin sv); Berg 6 (18’ st Guidetti 6), Ibrahimovic 6,5. Ct Hamren.
Belgio (4-2-3-1): Courtois 6; Meunier 6, Alderweireld 5,5, Verthongen 5,5, Vermaelen 6; Nainggolan 6, Witsel 5,5; Hazard 5,5 (48’ st Origi sv), De Bruyne 6,5, Carrasco 6 (26’ st Mertens 6,5); Lukaku 6,5 (42’ st Benteke sv). Ct Wilmots.
Arbitro: Brych (Germania) 6.
Note: ammoniti: Meunier, Ekdal, Johansson, Witsel. Angoli: 12-4 per il Belgio. 35mila spettatori. Recupero: pt 1’, st 3’.

 

A cura di Giangabriele Perre

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