Il Giornale fa 40 anni, sono 20 della nostra vita

Preso dal mondiale, dall’inseguimento all’intervista, al personaggio, ho mancato di andare alla celebrazione dei 40 anni de Il Giornale. La distanza, da Reggio, la programmazione di ora in ora, mi tiene lontano dagli amici e da Milano.

Il Giornale, dunque. Beh, è una bella parte della vita mia e di mia moglie Silvia. Collaboriamo insieme, capita magari lo stesso giorno, raramente, di avere due pezzi e allora uno lo firma lei. Condividiamo tutto. Lei cerca su google, controlla i dati, ogni tanto telefona, rilegge, ferma e io magari integro e intervisto. Lei controlla sui siti gli aggiornamenti delle agenzie, per evitare di prendere buchi.

Il debutto su Il Giornale del ’94, dunque 20 anni fa. In cultura, pezzo raro, per me. Su Pier Vittorio Tondelli, grande reggiano. Era, in realtà, un pezzo di prova, mica di pubblicare. Scrivevo a macchina, all’epoca, mandai una busta con curriculum e pezzi dimostrativi al capo dello sport, Xavier Jacobelli. La storia della nazionale dei frati, ai mondiali americani, e una notizia di Tondelli. La pubblicò Stenio Solinas, grande inviato all’epoca capo della cultura. Non era una gran notizia, in redazione erano perplessi. Certo, era solo un esempio.

E poi questi 20 anni sono state migliaia di telefonate, i primi anni al numero verde, magari la R, la reversibile, cioè la chiamata a carico del destinatario. Pezzi dettati ai dimaphonisti, mandati per fax, da anni per mail.

Devo tanto, negli ultimi anni, a Mario Celi, per gli incoraggiamenti, i suggerimenti. E’ il capo dello sport, è stato a Il Fatto del Giorno, l’avevo conosciuto dal ’93 a Il Giorno, come vice de “i fatti della vita”.

Il Giornale per me è Elia Pagnoni, grafici, statistiche, ragionamenti. Il giornalismo.

E’ Marco Lombardo, adesso direttore di Style, a lui devo l’unico contratto della carriera. Estate 2008, Olimpiadi di Pechino. Ansia, insonnia, le solite mie reazioni alla novità. Ma un’esperienza indimenticabile.

E’ Benny Casadei Lucchi, penna finissima, molto diversa dalla mia e per questo apprezzata. Come Riccardo Signori. Come Claudio De Carli detto Deca.

Come Marcello Di Dio, calabrese partito dalla pallamano, come me. Incontrato forse nel ’91 a Prato, dove giocava Rubiera.

E’ tanti personaggi, anche di altri settori, che racconterò presto

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