Il Messaggero. Manenti arriva tardi alla gara e se ne va prima. Reja: “Troppo basso il ritmo”. Donadoni: “A 50 anni se non insegnassi qualcosa non sarei un buon padre”.

La prima stesura del pezzo per Il Messaggero, devo ringraziare Massimo Caputi, capo dello sport, per avermi affidato il servizio, contornato dal commento di Gianfranco Teotino, un maestro.

 

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Edy Reja

Parma

Giampietro Manenti in tribuna c’era, ha mangiato come noi in uno skybox e salutato i giornalisti da oltre il vetro. Non risulta sia sceso in spogliatoio, lì c’erano solo i dirigenti superstiti, cioè il romano Antonello Preìti, mago del mercato internazionale, e il team manager Sandro Melli, arrabbiatissimo con Ghirardi e Leonardi. L’emozione della domenica emiliana di serie A è stata tutta in mattinata, su facebook, per la sua lettera aperta contro la coppia di ex indagata per bancarotta fraudolenta: “Vergognatevi, avete rovinato il Parma e decine di famiglie”. Uno j’accuse meditato, da parte di chi ebbe fiducia nel “Ghiro”, “al punto da prestargli 100mila euro sulla parola, nel 2009”.

La partita è sonnacchiosa, con l’Atalanta impaurita. “Troppo basso il ritmo”, spiega Edy Reja, al ritorno in panchina a 69 anni, vi staziona dal ’79, non ha trofei in bacheca ma la voglia di battere ogni record di longevità in serie A. La categoria è sfuggita da tempo al Parma, destinato a ripartire dalla D salvo un fallimento pilotato dal sindaco Pizzarotti, una vita da informatico bancario a Reggio e adesso grillino depositario virtuale del titolo sportivo. La curva dei Boys gialloblù manda a quel paese Ghirardi e Manenti, soprattutto Manenti, ma non c’è tanta voglia di gogliardia, si avverte la mestizia dei predestinati. Facili le parate, il gioco è da 5/6 per il Parma, da 5+ per l’Atalanta, i brividi sono nella coda con l’espulsione di Cristian Rodriguez, con gesto all’arbitro: “Ma vai a quel paese”. L’uruguagio vorrebbe andare in Brasile o negli Usa per giocare da titolare la copa America, ha i numeri per essere punto di forza di una squadra da metà classifica. A 3’ dalla fine D’Alessandro calcia sui guanti di Mirante, sull’altro fronte Coda trova l’opposizione di Sportiello: un anno fa l’attaccante era al Nova Gorica, vinse la coppa di Slovenia e magari avanza soldi, qui gioca gratis.

“Non è quello il problema – arringa Alessandro Lucarelli, tribuno della plebe parmigiana -, siamo senza stipendio da 7 mesi ma pensiamo soprattutto alle 200 famiglie che vivono di Parma e che in serie B manterrebbero il posto di lavoro, ma in D no. E’ per loro che ci battiamo, con questa elemosina magari si apre l’esercizio provvisorio e la società sopravvive, mentre qualcuno vuole vedere subito il fallimento”.

Sollecitiamo la stoccata a Macalli, che invitava i giocatori ad autotassarsi, in quanto proprietari di Ferrari da 22 metri: “Un vicepresidente federale non può permettersi dichiarazioni da bar, ogni anno in Lega Pro gli falliscono 5-6 club“. Donadoni si accoda: “Accetta l’elemosina chi è fermo al semaforo o all’angolo quaggiù. Se anche avessi 7 Ferrari, non dovrei nascondermi. Chi fa certi discorsi è soltanto invidioso e  riflette poco su quanto dice. A 50 anni suonati, con i capelli grigi, se non insegnassi qualcosa non sarei un buon padre: chi ha 20-30 anni più di me, sbaglia non riflette, quando parla così”.

Vanni Zagnoli

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