Ilmessaggero.it e leggo.it, l’appello di Dante Bertoneri: “Io, ex torinista, chiedo aiuto alla Juve. Portatemi dal Papa: perdo casa e contributi”. Quel diploma da badante mai utilizzato: “Merito di fare l’osservatore”

Dante Bertoneri

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di Vanni Zagnoli
“Se non mi vuoi portare tu, dal Papa, allora chiederò a un altro giornalista…”.
Una volta Dante Bertoneri è stato vagamente minaccioso, nella sua disperazione. Era una figurina, un ex del Torino, che da un decennio buono chiede aiuto a tutti. “E’ uno scandalo che il Toro non faccia nulla per me. Chiederò aiuto alla Juve, a Pessotto che come me deve la vita alla fede nella Madonna. E adesso mi farò sentire anche qui con il comune di Massa, è uno scandalo che nessuno faccia nulla”.
Dante chiede, a tutti, indistintamente. Gira con una valigetta con i ritagli di giornale, di quando era un ottimo giocatore, ma è durato poco. “E spero che dopo questa intervista si smuova qualcosa…. Tu che mi consigli?”.
Ci siamo inventati di tutto, per far parlare di lui, ma nessuna redazione accetta di farsi carico dei suoi problemi economici. “Perchè altrimenti allora ogni lettore chiede per par condicio di essere aiutato”.
Abbiamo raccontato la sua storia a molte redazioni, gli abbiamo suggerito un’azione eclatante, tipo quelle di Loris Stecca, l’ex pugile che anni fa fece il parcheggiatore e poi minacciò di buttarsi o qualcosa del genere. “Ma non mi voglio incatenare a Coverciano o davanti alla Figc. Non gliela do vinta”.
Ma a chi, Dante? Nessuno ha obblighi nei tuoi confronti, nè il Toro nè gli ex compagni nè il mondo del calcio, nè tantomeno i giornalisti devono portarti dal Papa, perchè altrimenti devono farlo per tutti. “Quali numeri mi puoi dare di gente che mi possa aiutare?”. “I numeri sono personali, grandi e piccoli personaggi neanche rispondono per interviste, le richieste di aiuto sono particolari. Anche le mail sono personali, sono questioni delicate”. “Ho parlato con il tal personaggio di spettacolo, allora, mi ha detto che mi avrebbe fatto aiutare da altri. E poi il tal allenatore mi ha rimandato al dg, ma il dg già conosce la mia storia. Ho perso i numeri dei giornalisti che mi hanno aiutato prima di te, me ne ridai? Ma quello no, ha già fatto troppo. Anzi, grazie a te che mantiene alta l’attenzione sulla mia storia”.
La parabola di Dante Bertoneri, 53enne all’inseguimento della pensione, è emblematica degli atavici drammi torinisti. Era un ragazzo del Filadelfia, insegue la stabilità economica e vorrebbe rientrare nel mondo del calcio. Intanto si è preso il diploma di badante, per spirito solidaristico.
Dante, come sta?
“Discretamente” – racconta l’ex mediano, granata dal ’78 all’83 – “Avevo passato le feste di due anni fa in ospedale per lombosciatalgia, ho problemi all’osso sacro e per mesi sono rimasto spesso a letto”.
Perse la mamma Maria Luisa, a 73 anni.
“Mi restano la sorella Brunella, 55 anni, il fratello Fabrizio (49), una stagione nelle giovanili granata, e i figli: Jessica, 26 anni, diplomata ale magistrali, e Tyler, 30enne carrozziere. Da trequartista nel 2008 vinse il campionato di promozione, nel Romagnano. Vivono con la mia ex moglie, qui vicino allo stadio degli Oliveti di Massa”.
Che problemi ha?
“Mi restano da pagare 5 anni di contributi, ho già saltato tre trimestri di versamenti volontari, così perderei 12 anni di contributi e mi salterebbe la pensione. Sarebbe un dramma”.
Ma riesce a sbarcare il lunario?
“Sono alle solite. Dovrei pagare luce, acqua e gas e condominio, ristrutturare casa e metterla in vendita al più presto, altrimenti me la portano via e la mettono all’asta. Vorrei trovare un monolocale da 40 metri quadri. Ho da pagare per i miei millesimi la parte di una causa persa dal condominio e intrapresa 7 anni fa, contro la ditta che aveva costruito il tetto del palazzo”.
E pensare che a 15 anni si affacciò già in prima squadra al Torino: fra il ’78 e l’83 disputò 41 partite di campionato, con 2 gol.
“Ho contributo alle tre finali consecutive di coppa Italia. A 19 anni ero titolare in A, con la maglia numero 10 e da regista: una bella responsabilità, mentre Beppe Dossena faceva la mezza punta”.
In Spagna Dossena fu campione del mondo, anche se non entrò mai in campo.
“Auguravo la stessa cosa ad Alessio Cerci: 20 anni dopo Roberto Mussi, rappresentava il Toro ai campionati del mondo, purtroppo è andata male. Da esterno destro, Claudio Sala fu quarto in Argentina, nel 1978. Ora seguo meno il calcio, anche perché in chiaro il Toro c’è pochissimo”.
Lei perché si perse subito?
“Massimo Giacomini aveva puntato tanto su di me, nell’82 purtroppo passò al Napoli. Arrivarono Eugenio Bersellini, che proprio non mi vedeva, e Luciano Moggi non valorizzò i giovani”.
Aveva i capelli a caschetto, era partito come tornante, alla Gigi Meroni.
“Nell’83-84 passai all’Avellino, poi in B al Parma e a Perugia, di nuovo con Giacomini. Chiusi in C2 alla Massese, con Silvio Baldini, e poi in Eccellenza, all’isola d’Elba: a 26 anni, per un grave infortunio al ginocchio”.
Poi fece l’allenatore di ragazzini.
“In squadre di terza categoria. Per chi non ha studiato, è difficile rientrare nel calcio che conta e allora ebbi anche un negozio di abbigliamento intimo”.
Quattro anni fa prese il diploma per fare il badante?
“Sono stato promosso al corso, posso utilizzare l’attestato in qualsiasi momento. Ho fatto dell’altruismo la mia ragione di vita”.
Come si mantiene?
“Grazie a premi nel podismo. Iniziai a correre nel 2001, nell’atletica Signa, a Firenze: sono passato alla categoria veterani, vincendo 18 gare; nel settembre del 2013 è arrivato il titolo nazionale, 10 km in prova unica. Da alcune stagioni mi arrivano appena 50 euro al mese, pago giusto il treno. E le troppe corse portano acciacchi”.
È la tipica storia di giocatore quasi maledetto dal Torino. “Per Bertoneri in tanti avremmo dovuto fare di più”, confessava don Aldo Rabino, per 44 anni cappellano granata, prima di spegnersi.
“Ma è falso sostenere che abbia fatto il sacrestano. Dal ’90 al ’98 da semplice fedele andavo a mangiare a casa di don Ezio Radicchi, poi scomparso: era parroco alla Madonna del Buon Consiglio, qui a Massa. Andrei a lavorare pure a Firenze ma non mi chiamano, neanche dall’amministrazione del mio comune”.
Quali amici le sono rimasti nel calcio?
“Nessuno. Solo i giornalisti che ascoltano la mia storia. Aiuti sono giunti però dall’Associazione ex granata, tramite il presidente Serino Rampanti, e dall’Assocalciatori, sotto forma di contributi”.
Va più all’Olimpico per seguire i granata?
“Da spettatore non sono mai tornato, perché nauseato dal calcio. Inoltre servirebbe anche soldi per affrontare i viaggi”.
Ha contattato Urbano Cairo?
“In passato feci tre appelli tramite Tuttosport, il presidente non ha risposto, ma in tanti si rivolgono a lui. Vorrei diventare osservatore, basterebbero 5-800 euro al mese. Fra l’altro dalla mia terra, tra Liguria, Emilia e Toscana in tanti si sono affermati: Lorieri, Sordo, Mussi e Francini in granata, Evani e Battistini con Milan e Inter”.
Era finito della tunnel della droga?
“Sono leggende”.
Ha pensato al suicidio?
“Me lo domandarono quando avvenne la tragedia Di Bartolomei. Mi salva la fede: la vita non si può togliere perché Dio ce l’ha data, per questo sono anche contro eutanasia e aborto”.
Ora a chi si rivolge?
“Giocai in tutte le giovanili dell’Italia, sino all’Under 21 di Azeglio Vicini. Mi appello al ct, mi pare una persona di cuore, ma in fondo avevo già contattato anche Prandelli e Conte, tramite interviste analoghe. La fondazione Zanetti aiuta i bambini, spero si ricordi di me. Vorrei coinvolgere Roberto Baggio e Zola, magari con amichevoli ad hoc”.
E poi?
“Confido nei tifosi granata, avevo lo striscione “Magic Dante”, come solo Graziani e Pulici. E persino nella Juve: da avversario mi stimavano, in particolare Marco Tardelli. “Quel Bertoneri quanto corre”, dichiarava. Oggi non posso più correre da solo”.
E ai maligni che dicono che neanche si presenterebbe al campo, come osservatore?
“Datemi una chance, la merito”.
E a chi la invita a usare veramente il diploma da badante, visto che non è certamente infermo?
“Ho sempre pregato per tante persone, aiutato moralmente tanti, io ho bisogno di qualcosa di materiale”.
Mai i figli perchè non l’aiutano?
“Beh, hanno la loro vita, non hanno soldi da buttare per me. Sono sempre stato lontano dal doping, dalle scommesse, da tutto. Le mando un articolo in cui mi diedero 9, come voto, una volta”.
Non serve, grazie. In fondo che ci vuole a organizzare un quadrangolare con le sue ex squadre, con incasso devoluto a questo ex re della fascia?
Dante, scusi, ma anni fa rifiutò gli inviti a essere ospite in studio da Enrico Varriale, a Raisport, e persino a Canale5, da Barbara D’Urso
“Era in periodo pasquale, temevo che la mia figura uscisse male, non mi sentivo pronto a quei riflettori. Adesso non ho più nulla da perdere, mi serve aiuto. E persino una parola di conforto, ricordo che un dirigente del Crotone si fece vivo dopo avere letto la mia storia”.
Chi volesse contattare Dante Bertoneri, può rintracciarlo al 3894681644, oppure alla mail del figlio tyler1986@live.it. O anche dell’amica di Dante, Barbara: barbaraneri2004@libero.it

 

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