Professione Enrico Boni. Millanto e vendo il più possibile. Qualche sera fa siamo passati alle minacce

Enrico Boni
Enrico Boni

 

Il mestiere di Enrico Boni è molto difficile, perchè occorre dapprima farsi conoscere e poi rilanciare continuamento l’attenzione attorno a sè.

Enrico, classe 1957, ha lavorato a lungo alla Cna. Venti e passa anni fa, era mio consulente assicurativo previdenziale. Non ricordo come andò la partenza, è persino possibile che io mi sia rivolto a lui, ricordo certamente l’insistenza perchè io sottoscrivessi le polizze, 15 anni per me e 25, addirittura, ancora in corso, per mia moglie. Due milioni e mezzo di lire l’uno e uno e mezzo l’altra, raccontava di chissà quali rendimenti e puntava molto sul beneficio fiscale. Un venditore, accanitissimo.

Professione rispettabilissima, per carità, però non ho dimenticato quella pressione e avrei dovuto evitare di imbarcarmi, tantopiù che Enrico Boni di lì a pochi anni cambiò incarico e non mi seguì più, mentre dapprima veniva addirittura a casa mia, a Coviolo, a consegnarmi i tagliandi.

Boni è sempre stato un imbonitore, anche con radio Bruno, riusciva a farsi dare spazio per il Brescello, intortando Toni Bellotti, Auro all’anagrafe, capo dello sport, mentre la Reggiana veniva ignorata. “Qualcuno deve pure occuparsi del Brescello”.

E poi fece il secondo di Carlo Chiesa, in radiocronaca, e poi il primo, e poi Gianni Prandi, l’editore, si rese conto che faceva sì discutere ma cne andava spesso oltre il ruolo di radio ufficiale. Certo, andava sempre anche in trasferta, ma alle volte basta molto meno.

L’avventura in tv, a Teleducato, è nota, Boni è diventato un comico urlatore, di giornalismo è rimasto poco. Millantava frequentazioni con Pietro Leonardi e Antonello Preiti, sempre smentite, organizzò sì, il pellegrinaggio a casa del presidente Tommaso Ghirardi.

Sottolineo che ho fatto pubblicare una pagina su Boni su Prima Pagina Reggio, mentre l’ho proposto, come personaggio, ovunque io collabori. Certamente quando lui offende persone o giornalisti, io stigmatizzo la cosa, non mi interessa se non gli faccia piacere.

Lunedì sera ero a Parma, avrei voluto salutare Michele Angella e soprattutto intervistarlo all’uscita da Calcio e Calcio, era tardi. Ma c’era Boni. “Posso salutarla?”, il mio approccio. In risposta, minacce, se non offese, non ricordo benissimo. Intimidazioni, a lasciarlo perdere.

Strano, no, visto che vuole sempre essere così chiacchierato?

Ma in fondo il mestiere di Boni, sempre al centro dell’attenzione, è molto difficile. Certamente ogni volta che mi occupo di lui qualcuno glielo segnala e qualcuno di legato a lui interviene anche qua.

Smetterò, ma non per le sue minacce. Lo ignorerò. Non credo che sia un personaggio che porta veramente qualcosa al Parma, allo sport in tv. Far discutere per il gusto di far discutere non è mai stato nelle mie corde.

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