Le recensione del Gherpelli, ovvero il manuale sul doping nel calcio. Romapost: doping, bombe e morti: il lato oscuro del calcio in un libro.

unnamed“C’è stato, in un Juventus-Torino, un incidente con il povero Rigamonti, ma allora ero imbottito di pastiglie di simpamina, prese per poter scendere in campo. La mia testa non ragionava”. Così, con ingenua schiettezza in un’epoca in cui non esistevano i controlli antidoping, Carletto Parola, asso della Juve e della nazionale, raccontava al quotidiano ‘Stampa Sera’ un aneddoto legato a una delle sue poche scorrettezze commesse in carriera. Era il 6 febbraio del 1950 e già allora nel mondo del calcio giravano, evidentemente, sostanze di ogni genere, assimilabili al doping.

Ormoni al 68 per cento dei calciatori. E’ da episodi come questo che parte il lavoro di ricerca di Lamberto Gherpelli, confluito nel libro ‘Qualcuno corre troppo. Il lato oscuro del calcio’, edito dal Gruppo Abele di Don Ciotti, presentato oggi a Roma. A Gherpelli, 56 anni, scrittore e studioso emiliano, l’idea di una pubblicazione su calcio e doping ronzava in testa da molto tempo. Poi l’idea si è trasformata in concreta volontà quando ha letto un volumetto del 1961, ‘Doping e Calcio Professionistico’, frutto di un’accurata indagine medica del professore ed ex calciatore Gerardo Ottani per conto della Lega Calcio. Quel libricino offriva uno spaccato inquietante del mondo del pallone italiano: il 22 per cento dei calciatori professionisti italiani usava anfetamine, il 55 per cento analettici (stimolanti del sistema nervoso), il 68 per cento ormoni e l’84 per cento dinamogeni (sostanze ad azione stimolante sulla muscolatura).

I casi doping del 1962. ‘Qualcuno corre troppo. Il lato oscuro del calcio’, in libreria da qualche giorno, racconta e approfondisce storie di morti sospette, positività al doping e confessioni, arricchite da interviste inedite che, messi uno vicino all’altro, fanno davvero impressione. “Il mio libro ha 336 pagine, ma potevano essere molte di più” dice a Roma Post Gherpelli. “L’idea è nata consultando la ricerca di Ottani – ci spiega Gherpelli – e, approfondendo la mia inchiesta, ho scoperto che già nel 1939 il Portsmouth e il Wolverhampton, in Inghilterra, usavano ormoni di origine animale. Nel libro c’è pure una lunga testimonianza di Vittorio Pozzo che parla dell’uso di droghe nel calcio negli anni Trenta e poi arriviamo al 25 febbraio 1962 con i primi casi di doping nel calcio italiano (Zaglio, Guarneri e Bicicli dell’Inter, n.d.r.) a cui ne segue un’altra ventina in breve tempo. Ho raccolto testimonianze d’epoca e una serie di interviste che ho fatto personalmente (sono 25, n.d.r.)”.

La terribile Sla. “E’ importante il recupero della memoria di tutte queste storie perché spesso si dimentica in fretta, non solo nel mondo del calcio – continua l’autore – la memoria deve però essere documentata, con l’appoggio dei fatti. Ho cercato di parlare di doping con attenzione, mettendo in discussione e approfondendo tutto. Galeone, in un’intervista, mi ha spiegato che i calciatori non erano tutelati, si sente un miracolato a essere vivo con tutto quello che ha preso”. Risalto importante, nel libro, ha l’argomento Sla, la terribile sclerosi laterale amiotrofica che ha ucciso tanti ex calciatori, con un’incidenza nettamente superiore rispetto alla popolazione comune: “La Sla è dovuta a vari fattori – dice Gherpelli – ma sembra assodato che un ruolo importante lo abbiano gli aminoacidi ramificati”. La morte per leucemia nel 1987 di Bruno Beatrice, ex calciatore sottoposto per tre mesi consecutivi a raggi Roentgen nel 1976 per guarire dalla pubalgia, è la vicenda più triste: “Mi ha colpito il fatto che volessero farlo tornare in campo a tutti i costi. In quella vicenda qualcuno non ha detto tutta la verità. Se fosse stato sottoposto soltanto a poche sedute di raggi, forse oggi sarebbe ancora in vita”. La ricerca di Gherpelli riporta anche un’ampia panoramica su vicende sospette del calcio estero, poco conosciute, come quelle legate al Galles di John Charles, al Barcellona degli anni Cinquanta e Sessanta, al Benfica di Bela Guttmann o a Zico e Zidane. “Ci sono medici virtuosi, ma anche medici dopatori” conclude Gherpelli, il cui libro, la cui prefazione è curata da Damiano Tommasi, farà discutere e riflettere.

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