Sportitalia. Tarak Ben Ammar: “Dubito che Berlusconi venda il Milan. La fusione tra le reti Mediaset e Sky sarebbe positiva per l’economia. Vedrei bene una donna al Quirinale”.

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Tarak Ben Ammar

Tarak Ben Ammar è stato ospite di Michele Criscitiello nella trasmissione “Speciale calciomercato”, su Sportitalia, emittente che lo stesso imprenditore televisivo tunisino, nonché produttore cinematografico, ha fondato nel 2004 e rilanciato nel 2014. Ecco il suo lungo intervento:

Benvenuto a casa…
“Buon anno. In Francia si fanno gli auguri di buon anno fino al 30 gennaio. Questa è la tradizione francese. Ieri François Hollande ha fatto gli auguri alla stampa e l’altro ieri agli imprenditori. Ero qua al lancio di Sportitalia il 2 giugno. Complimenti”.

Lei che è un grandissimo amico da 30 anni di Silvio Berlusconi, sono vere queste voci che vuole vendere il Milan? Esiste un Berlusconi in questa vita che non sia proprietario del Milan?
“Dubito. Comunque io domani (oggi, ndr) sarò ospite, per la prima volta dopo 30 anni, a Milanello. Gli farò la domanda ovviamente, gli parlo spesso. Io non vedo Berlusconi vendere il Milan, vedo piuttosto un Berlusconi che apra a nuovi azionisti, vuol dire la Borsa. Io posso dire che il Milan, nel mondo arabo e in Asia, è forse uno dei brand più conosciuti, anche se sta passando un momento brutto, dovuto alla crisi mondiale. Ma oggi si registrano due notizie importanti: Draghi ha detto che metterebbe 60 miliardi di euro nell’economia; io mi ricordo che Berlusconi presidente del Consiglio diceva che le banche centrali devono poter stampare moneta, come fanno l’America e il Giappone. E purtroppo l’Europa ha impedito questo. Oggi credo arrivi un segnale molto forte. Anni fa, quando parlavo di economia con Berlusconi, noi, anche in Mediobanca, dicevamo che il dollaro era troppo forte paragonato all’euro. Cosa vediamo adesso? La parità dollaro-euro. Altro fattore: il petrolio, a 45 da 25 anni. Questi tre fattori devono e stanno rilanciando l’economia. Se l’economia va meglio, la pubblicità va meglio, la gente consuma di più e il calcio va meglio. L’elemento economico è fondamentale per le famiglie, per le case, per il lavoro. E dunque il calcio, che è un divertimento, lo vedo come un segnale molto positivo. Non vedo quindi un Milan in vendita, lo vedo aprire la società, in un modo intelligente, in una borsa, che può essere nel mondo arabo o in Asia, dove la liquidità c’è, dove il Milan è conosciuto, dove Berlusconi è conosciutissimo: lui lì è un personaggio molto importante. Quando mischi calcio e politica finisci per essere come una star del cinema, nelle prime pagine. Domani ne saprò di più a Milanello”.

Se Berlusconi le dirà, “caro Tarak, io voglio vendere il Milan”, le ce lo dirà chiaramente….
“Sì, ripeto, vendere no. Aprire sì, ma non ad un socio, a molti soci, al mercato finanziario, perchè più capitali arrivano da tante persone e meglio è. Come ho detto c’è tanta liquidità nel mondo, nel mondo arabo e asiatico in particolare, e credo che lì il Milan in Borsa avrà un grande successo”.

E’ un caso che dopo 30 anni di conoscenza con Berlusconi, dopo 30 anni Ben Ammar sarà a Milanello?
“Veramente è un caso, non lo vedo da dicembre, ero di passaggio a Milano, volevo salutarlo, mi ha detto: ‘Vieni ad Arcore’. E poi siccome ho mio figlio di 19 anni che è un milanista fanatico, gli ho detto: ‘No, vengo a Milanello’. Vado quindi, più per mio figlio, a Milanello”.

Lei lo sa che da 20 venerdì consecutivi, tranne la pausa, Berlusconi sta andando a Milanello a dare carica alla squadra. Domani però è il venerdì più delicato perchè Inzaghi non se la passa bene…
“Sarò testimone…”.

Non consigli l’esonerò però…
“Io non posso dare consigli a Berlusconi, è il presidente più titolato o fra quelli più titolati del mondo nel calcio, quindi non credo che aspetti i miei consigli. Però sarò testimone di cosa succede e poi ti racconto”.

Lei parla di più di uno, e non di uno, al fianco di….
“Non parlo di un imprenditore. Se pensa che un Thohir possa comprare il Milan, non succederà mai. Ci vogliono capitali nuovi che entrano nell’azienda per far crescere l’azienda”.

I tempi saranno stretti? Un mese?
“No, l’ingresso in quei mercati va preparato bene, ma ci sarà la coda di richieste dal mondo arabo e dalla Cina, da Hong Kong a Singapore”.

Perchè Berlusconi non ha fatto questo passo con un po’ di anticipo?
“Intanto perchè abbiamo visto la crisi economica dal 2008, poi abbiamo visto anche le battaglie politiche di Berlusconi. Non dobbiamo scordare anche che lui aveva delle guerre sulla sua libertà personale, sull’ingiustizia che ha subito, dunque fare tutte le guerre, sia in azienda, sia in politica e anche occuparsi del Milan, l’ha portato ad avere delle priorità. Non dico che abbia scordato il Milan. Dobbiamo anche ricordarci che quando lui comprò il Milan, il Milan era la squadra di suo papà e aveva fatto una promessa al padre, che un giorno avrebbe comprato questa squadra. E’ per quello che non lo vedo mai vendere il Milan. E siccome è stato sempre un grande presidente, ci sta rimettendo la testa, Venerdì con Berlusconi qualcosa esce fuori. Anche in politica tutti hanno detto che era finito, era passato, adesso va in galera, ma mi sbaglio o il vostro prossimo presidente della Repubblica avrà bisogno che la relazione Renzi-Berlusconi vada avanti? Io vedo un 2015 molto positivo per il Milan e per il presidente Berlusconi”.

Un imprenditore come Berlusconi non è abituato a perdere, e puntualmente il bilancio del Milan, si chiude in negativo. Parliamo di -70, -65 milioni di euro. Non la vede come una sconfitta? Non è stanco di perdere tanti soldi in un gioco? Anche se è diventato un gioco – economicamente – al massacro?
“E’ vero, ma per anni ha anche vinto. Adesso è un po’ di anni che perde, ma un imprenditore della sua grandezza, con le imprese che ha, se lo può permettere. Adesso si lavora alla riorganizzazione del Milan, alla riapertura del Milan a capitali freschi, per ridare alla società rossonera i mezzi per avere i grandi giocatori, metterà la testa sul brand, sullo stadio, su tante cose. Berlusconi sta guardando a tutto questo come un grande imprenditore che ha creato ricchezza per 30 anni, quindi non sono preoccupato per i 70 milioni di passivo”.

In questo momento diversi imprenditori stanno facendo calcio: il presidente di Confindustria sta andando molto bene con il Sassuolo, Thohir all’Inter sta avendo delle difficoltà, Taci è il nuovo presidente del Parma. Tutta questa gente che entra nel calcio italiano può fare del bene al sistema?
“Da straniero che è stato accolto in Italia come imprenditore, forse l’Italia è il Paese più aperto agli stranieri in tutti i campi. Chi poteva pensare che un tunisino potesse finire in Mediobanca e in Telecom Italia? Ben vengano gli stranieri che credono nella vostra terra. Io sono andato con il presidente Berlusconi in Arabia Saudita, nel 2003, e anche in Qatar. Abbiamo fatto un’apertura molto forte. Poi vorrei ricordare che nel campo televisivo, il presidente Berlusconi e il sottoscritto abbiamo creato la prima tv araba libera, democratica, che ha lottato contro il fondamentalismo, e abbiamo vinto le elezioni in Tunisia. Nessma che è la mia tv è la prima tv – con Mediaset – dove le donne sono libere. Questi imprenditori devono investire in Italia e sono accolti per farlo”.

Dalla Roma di Pallotta, al Bologna di Tacopina e Saputo. Che idea si è fatto di questo sistema americano?
“E’ la dimostrazione che il calcio italiano è il più sexy di tutti. E’ la dimostrazione che l’Italia attira. Nonostante le difficoltà politiche, economiche, come in altri Paesi, il calcio italiano rimane il grande calcio. Abbiamo visto la delusione del mondo intero ai Mondiali di calcio, quando l’Italia non ce l’ha fatta. Speravamo tutti, io ero lì a tifare Italia, malgrado fossi in Francia. Non sottovalutate oggi questi 60 miliardi di euro di infusione nell’economia europea. Questo darà uno slancio al Governo Renzi, all’economia e soprattutto al lavoro di cui i giovani hanno bisogno”.

Lei è anche un noto imprenditore cinematografico. C’è un po’ di cinema nel nostro calcio? Ci sono degli attori che non sanno recitare, ci sono attori improvvisati, però ci sono anche dei protagonisti come Aurelio De Laurentiis e Massimo Ferrero.
“Io non metterei Aurelio De Laurentiis con Massimo Ferrero. Aurelio De Laurentiis è un grande amico e un grande produttore di cinema, e si è rivelato un grande presidente di una mitica squadra di calcio, il Napoli. Ferrero non lo conosco, ma ho capito un po’….  Intanto mi è simpatico perchè non ha complessi. Gli faccio fare il ruolo di attore. Mi sembra voglia fare il cinema o lo fa. Io amo l’Italia proprio perchè ci sono dei personaggi così, è fantastico questo personaggio. Dove lo vedi un francese che fa queste cose, o un tedesco? E’ questa la simpatia dell’Italia. Comunque sta andando bene se non sbaglio. Gli faccio i complimenti. E’ arrivato da un mestiere diverso, ma ha messo i soldi, ha messo la faccia, diverte, è pieno di entusiasmo, viva l’Italia”.

E De Laurentiis?
“De Laurentiis è un mito. Intanto suo papà, Dino De Laurentiis, è un grande produttore, mio amico e socio. Aurelio ha portato il Napoli dove doveva essere. Tutti ridevano quando lui è entrato nel calcio, tutti noi. Io no perchè mi fido di lui. Ci aveva provato anche Cecchi Gori e mi spiace per Vittorio che sia finita male. Aurelio De Laurentiis si è rivelato un grande imprenditore e un grande presidente del Napoli”

Cosa pensa dei fratelli Della Valle?
“Ho un’ottima idea. Della Valle vende il made in Italy nel mondo con grande classe. Poi non mi intendo di Fiorentina. Quando lo sento parlare di politica, però, penso sia meglio che resti nel suo campo. Io sono straniero e di politica in Italia non parlo”.

I tifosi del Toro sono un po’ arrabbiati per i mancati investimenti del presidente granata. Cairo potrà far crescere il Torino?
“Urbano Cairo è un grande imprenditore televisivo e di pubblicità, lo ha dimostrato. Sicuramente la crisi della pubblicità non lo agevola. Per questo dobbiamo guardare anche la difficoltà del mercato televisivo, dei ricavi per le piccole e grandi squadre. Questa ripresa economica è vitale per il calcio come è vitale per il Paese, e credo che imprenditori come Cairo e Berlusconi metteranno più soldi nel calcio quando la pubblicità arriva, quando la gente va a consumare, quando il lavoro riparte: è tutto legato.  E’ normale che i tifosi vogliano sempre il meglio per la loro squadra. Non dico che siano egoisti, ma vogliono il meglio sempre, tutti i giorni. Ma in famiglia si sa che quando c’è la crisi non è possibile avere tutti i giorni pasti ricchi, le feste, le serate. Devono avere un po’ più di pazienza, non possono chiedere agli imprenditori: ‘Rovinatevi per farci vincere'”.

Anche a Parigi si vive di calcio?
“Si, anche se meno rispetto all’Italia. In Francia, però, c’è un’ingiustizia grossa. Il PSG è finanziato da uno stato, che ha pozzi di gas e di petrolio. E’ come se qui ci fosse la Sicilia tutta con gas e petrolio, e che il proprietario della Sicilia avesse una squadra. C’è uno squilibrio. La sua cessione è stata una mossa politica. Dopo gli attentati in Francia, il Qatar è visto come un nemico perchè ha finanziato tutta una serie di fondamentalisti in Libia e altrove. Quindi credo che il Psg avrà problemi, con la fuga di tanti loro giocatori e con le regole. Non puoi avere uno stato che ha 150 miliardi di dollari di ricavi e butta un miliardo di dollari per far piacere  a se stesso. E non scopriamo la polemica su come hanno vinto il Mondiale del 2022, che è ancora aperto questo dossier. La politica del Medio Oriente che incide sul calcio sarà una delle cose da vedere nell’anno 2015 in Francia, nel Paris Saint-Germain”.
Possibile la clamorosa fusione tra una rete di Murdoch e una di Berlusconi, per fare unico canale che farà vedere nei prossimi anni la Champions League?
“Il contatto tra Murdoch e Berlusconi intanto non si è mai interrotto: si amano molto, si rispettano. Berlusconi considera Murdoch l’imprenditore mondiale che avrebbe voluto imitare se non avesse fatto politica. Non litigano, sono competitor. Ricordiamoci che il sottoscritto ha portato Murdoch in Italia più di 10 anni fa, quando Berlusconi era Presidente del Consiglio, quando Mario Monti era alla presidenza della Commissione Europea. E Berlusconi ha fatto di tutto per far entrare Murdoch qua, contrariamente a quanto sostenevano i giornali dell’epoca: ‘Adesso lo squalo, il caimano si mettono insieme, il monopolio…’. Murdoch ha creato Sky Italia alla grande, ha preso Tele+ e Stream, c’è stata la fusione ed io me ne sono occupato, ho fatto il consigliere.  Poi Piersilvio Berlusconi ha avuto un’idea geniale: di lanciare Mediaset Premium. La crisi economica degli ultimi tre anni ha fatto sì che tutti e due siano in sofferenza. Io ho dichiarato che sarebbe bene per l’economia una fusione, avere una pay-tv molto forte, che può avere 8 milioni di abbonati. Questo darebbe più soldi alle squadre di calcio, prechè si avrebbero più abbonati e più ricchezza, più pubblicità. In altri paesi europei è già accaduto. Queste discussioni credo che debbano iniziare a livello di Piersilvio Berlusconi e di Murdoch e spero che vadano in porto”.

Ben Ammar tifa per una squadra di calcio oppure no?
“Onestamente no, ma il mio papà  – che Dio lo benedica, non è più in questa terra – era un grande giocatore, fan di calcio. Quando Berlusconi chiamava me per dirmi che stava per comprare quel giocatore, io gli dicevo: ‘Non ne capisco niente, ti passo papà’. E lui parlava con Silvio. Adesso c’è mio figlio di 19 anni che mi dice: ‘Devi dire a Berlusconi di fare così, a Inzaghi di fare così…’. Sai cosa gli ho detto? ‘Domani ti porto a Milanello’. E domani cercherà di capire da Inzaghi cosa non va. Prometto a Sportitalia di cercare di portare il presidente qua un giorno”.

Chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica?
“Onestamente non lo so. La politica italiana, malgrado io sia qua dagli Anni 60, è molto complicata”.

Il suo candidato ideale è la Finocchiaro?
“Io vedrei una donna al Quirinale con grande piacere. Io mi auguro di avere una donna-presidente in Tunisia. Una donna-presidente in Italia sarebbe una grande idea”.

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