Da La Gazzetta di Reggio. Scandiano, l’intervista a Duilio Fraracci, ex arbitro di C2 adesso podista: “Un infortunio al tendine di Achille mi fermò a 33 anni”

E’ stato un grande piacere parlare con uno dei pochi arbitri di livello del calcio reggiano. Chat, facebook, telefono, il tutto con l’apporto fondamentale di Biagio Bianculli, che gli ha pure parlato e mi ha proposto alcuni temi da toccare per un personaggio che non conoscevo così bene. E il grazie a Ivan Paterlini per avere completato le mie note introduttive. Questo è il mio testo originale, prima di alcuni innesti su altri arbitri operati dalla redazione. Da sempre mi affascinava quell’arbitro reggiano degli anni ’90, l’intervista è uscita ieri, lunedì 5.

http://gazzettadireggio.gelocal.it/sport/2015/01/05/news/l-ex-arbitro-duilio-fraracci-adesso-corre-le-maratone-1.10615568 

Scandiano. Arbitro Fraracci di Reggio Emilia. Duilio Fraracci. Anni ’90, era un classico della domenica sfogliare un quotidiano sportivo – o cercare la notizia sulla Gazzetta di Reggio -, per seguire quel direttore di gara della nostra provincia, che a Foggia era solo nato, nel 1964.

La nostra terra è avara di grandi fischietti: Sergio Zuccolini è stato grande ma tra i collaboratori, non ricordiamo internazionali, nè protagonisti in serie A.

Dunque Duilio Fraracci colpiva, anzitutto per il nome inconsueto e un cognome da scioglilingua, perchè all’epoca la Reggiana era fra serie A e B ed era bello magari cercare nel tabellone di coppa Italia o delle amichevoli estive anche di un certo livello vedere un anfitrione di Reggio.

“Sino al ’97 – racconta da Scandiano, dove si è trasferito nel 2006, dopo avere abitato dal ’95 ad Albinea -, quando un grave infortunio al tendine di Achille mi costrinse a fermare la carriera, a 33 anni”.

Van Basten a 28 smise di giocare, ci sono stati campioni meteore per vari motivi, in genere gli arbitri vengono dismessi per limiti tecnici perchè magari perdono il treno per la serie A o B e calano di rendimento o comunque resistono solo i migliori e motivati.

“No, io mi fermai proprio per questioni fisiche. Il recupero sarebbe stato troppo impegnativo, per recuperare ad alti livelli e allora appesi il fischietto al chiodo fatidico. Applicavo il regolamento usando quando serviva il buon senso…”.

Aveva diretto a lungo anche in serie C1. Quali sfide ricorda più volentieri?

“Molte, non solo derby. Un Partinico-Bagheria ricco di tensione sugli spalti e in campo, con l’1-1 in bilico. Civitavecchia-Monterotondo, prime a parimerito: l’allora designatore Pietro D’Elia era in tribuna, quella gara mi spianò la strada per la promozione in serie C a fine stagione”.

E quel Taranto-Cerignola, con 12000 spettatori in serie D?

“Era a due giornate dal termine, con i padroni di casa primi a +2 e la vittoria che valeva ancora due punti. Infine mi sovviene un Campobasso-Termoli tiratissimo, con un metro di neve a bordo campo. E poi tantissime altre gare, comprese molte di Primavera”.

Com’era iniziato il percorso?

“Dal 1982 all’86, ho calcato i campi della provincia, per poi passare a livello regionale, scalando le categorie, e approdare a livello nazionale nel 1990: con gli “scambi” e campionato Interregionale per finire con la C2. Le emozioni sono state tantissime, ogni volta che un arbitro viene designato per un impegno sulla carta più difficile dei precedenti avverte sempre adrenalina”.

Oggi cosa fa?

“Il podista, per l’atletica Scandiano. E’ un ottimo gruppo di persone, prima di tutto, ci sono atleti di livello alto che rendono orgogliosi, visti i risultati che portano a casa. Le soddisfazioni che si ottengono sono tante: vedere appunto i compagni offrire grandi prestazioni, ritrovarsi periodicamente per momenti di divertimento; organizzare in territorio comunale gare dalla notevole visibilità e frequentazione”.

Lei che obiettivi ha?

“A 50 anni, è solo divertimento e mantenersi in forma. Non ho ambizioni particolari, se non star bene e gareggiare con regolarità”.

Le manca l’arbitraggio?

“Era un hobby che mi ha dato grandissime soddisfazioni, girando l’Italia tutta. Rimane un’esperienza sportiva indelebile nella mente”.

Ex calciatori si danno poi al podismo attivo: il 51enne Dante Bertoneri in Toscana si mantiene con i premi per i podi. Ma tornasse indietro farebbe l’atleta?

“Non cambierei nulla di quanto ho fatto a livello sportivo. Senza quell’infortunio la carriera con il fischietto sarebbe proseguita, in fondo si viene dismessi a 45 anni, aspettavo di debuttare in C1, non so dove sarei arrivato, mi veniva detto che avevo qualità. Al podismo mi sono avvicinato per scommessa, mi dovevo allenare per la maratona di New York. L’unico rimpianto può essere non avere mai lavorato professionalmente nel mondo dello sport”.

E in famiglia?

“Siamo in 5. Mia moglie Orietta Guidi, 48 anni, di Albinea, era assistente in Promozione, è pure podista nell’Atletica Scandiano. Abbiamo tre figlie, adottate in Brasile nel 2005: Silmara ha 18 anni, Amanda 16 e Bianca 13”.

Per che qua tifa?

“Il Milan. Mi informo dei risultati della Reggiana, al Mapei-Città del Tricolore sono stato alcune volte qualche anno fa, manco dal 2009”.

Che lavoro fa?

“Sono geometra. La crisi ha colpito pesantemente il settore dell’edilizia, cerco una nuova occupazione in qualsiasi settore mi possa far lavorare”.

Vanni Zagnoli

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