Gazzetta del Sud, Michele Uva, il calcio italiano tra serie A e mondiale 2018

Michele Uva (gazzettadiparma.it)

Vanni Zagnoli
Michele Uva scenderà a Mazara del Vallo il 28 di agosto, a ritirare un premio. Materano, classe ’64, è il direttore generale della federcalcio, membro dell’esecutivo Uefa e da pochi giorni subcommissario della Lega di serie A, assieme all’avvocato milanese Paolo Nicoletti.
Direttore, il Crotone può ripetere la salvezza?
“Il mio ruolo è superpartes, non posso entrare nel merito della singola squadra. Sono contento per il calcio che i pitagorici siano in A e ho apprezzato l’intervento del presidente Vrenna nell’ultima assemblea di Lega: lavora per la stabilizzazione del futuro, non solo sportivo ma anche politico del calcio di vertice”.
La Reggina era stata ripescata in C, si è salvata. Anche il Catanzaro era fallito, nel 2011, di recente si è salvato ai playout. Il Messina è stato cancellato di nuovo, fallito per la 3^ volta in una dozzina d’anni.
“Il calcio al sud è molto importante, tantopiù che la Calabria ha sempre dato giocatori importanti, anche alla nazionale, penso a Perrotta e Fiore, Gattuso e Iaquinta. E’ fucina di talenti. Uno dei primi centri federali territoriali è a Catanzaro, ogni lunedì raccoglie i migliori giovani, sul modello tedesco. Inoltre la lega nazionale dilettanti ha un vicepresidente di Catanzaro, Antonio Cosentino”.
Perchè è cambiato il calcio con il presidente della Uefa Ceferin e con Gianni Infantino, svizzero di Calabria?
“Entrambi sono grandissimi dirigenti. Con Ceferin ho un rapporto strettissimo, viene dalla Slovenia, ed è stato un grande risultato politico dell’Italia che ha contribuito, sostendolo per prima, alla sua elezione. Guardano al futuro, vogliono blindare i club coinvolgendoli in un percorso Uefa. Infantino fa un grande lavoro di pulizia e rilancio del calcio mondiale. Non è semplice di tanti anni di regno di Blatter”
Anche lei è all’Uefa, da questo mese presidente della commissione licenze, dunque segue il fairplay finanziario.
“Ci occupiamo della sostenibilità economica del calcio, dell’equilibrio fra chi partecipa allo stesso torneo. I campioni garantiscono lo spettacolo, ma in campo si va sempre 11 contro 11, con regole uguali. Esistono aziende come il Barcellona che producono un fatturato di 650 milioni di euro, presentano grandi attori, eppure il mercato va sempre regolato con norme sull’equilibrio delle competizioni”.
Tutti i cambiamenti operati da Ceferin e Infantino saranno positivi?
“Sono due grandi personalità sulla soglia dei 50 anni, più giovani rispetto ai predecessori. C’è aria nuova, l’impatto reale sul sistema si vedrà comunque a medio e lungo termine. Occorre pazienza, perchè nel pallone i risultati sono meno immediati rispetto ad altri ambiti industriali”.
Agli Europei under 21 c’era la quarta sostituzione ai supplementari, in serie D arriverà persino la 5^. Cambierà altro?
“Sono le norme sperimentali suggerite dall’Ifab, che chiede un feedback, ma restano facoltative. A livello dilettantistico serve anche a lanciare giovani, così si può giocare anche in 16, non è solo una questione tecnica o tattica”.
Non si disorienta il pubblico?
“Non credo. La vera novità è il Var, prenderà il posto degli assistenti, tolti dalle aree. La tecnologia è già applicata a molti sport nel mondo, è corretto sperimentarla. La serie A sarà il primo campionato, con Bundesliga, Olanda e Mls americana. E’ voluta da noi, sarà gestita da Rosetti e avrà in Rizzoli una grande sponda tecnica e gestionale: saremo leader, punto di riferimento per tutti, nel mondo, per far crescere e allenare i direttori di gara”.
Come ci approcciamo al mondiale del 2018?
“Con lo stesso principio di sempre, in modo serio. A settembre e ottobre ci saranno le gare decisive, altrimenti andremo ai playoff, l’obiettivo minimo è qualificarci per la Russia. C’è professionalità, del ct Ventura e dello staff. Il sorteggio dei gironi non è stato facile, con la Spagna. Ricorse ai playoff anche Cesare Maldini, 20 anni fa, speriamo nella partita secca al Bernabeu. Va vinta, ma sono loro ad avere maggiore pressione”.
Di Biagio merita la conferma, all’under 21?
“Ha svolto un ottimo lavoro con i giovani, la federazione mostra continuità, con il terzo posto al mondiale under 20, il secondo di un anno fa all’Europeo under 19 e l’u17 fra le prime 8 d’Europa. Il percorso parte dal basso. Ecco, le responsabilità aumentano con il prossimo Europeo, perchè si gioca in Italia e qualifica per Tokyo 2020. Dopo 2 assenze di fila, vogliamo esserci”.

Tra i fischietti, a chi toccherà amdare al Mondiale? A Rocchi o a Orsato?
“Entrambi sono nel gruppo dei 53 selezionabili, poi Collina e Busacca sceglieranno, sono due grandi arbitri. Con un allenatore importante come Rizzoli miglioreranno, con il bolognese il movimento sarà per vari anni leader, come qualità”.
Solo la Champions alla Juve, avrebbe forse portato il Pallone d’oro a Buffon. Perchè nella storia sono stati premiati solo il portiere della Russia Jashin, i difensori tedeschi Bechembauer e Sammer e il nostro Cannavaro, fra i giocatori non offensivi?
“Bisognerebbe chiederlo ai giurati. Un giocatore è grande in qualsiasi ruolo del campo, i più sono affascinati dalla parte più popolare del calcio, il gol, ma un centrocampista che gioca a testa alta o un grande difensore sono altrettanto meritevoli. Penso a Scirea, Franco Baresi e a Paolo Maldini”.
Anche per questo la Uefa aveva premiato Maldini e adesso Totti, con un riconoscimento alla carriera?
“E’ una decisione che parte dal presidente Ceferin. Totti è stato un grande punto di riferimento per la Roma e per il calcio italiano campione anche nel sociale, sempre sensibile. Senza dimenticare il piano tecnico, è bellissimo averlo visto giocare per 24 anni”.

 

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