Il Giornale, l’intervista a Valeria Straneo, domenica in gara a New York: “L’esplosione dopo l’operazione alla milza”.

Qualche ritocco, rispetto ad alcune imperfezioni uscite su Il Giornale. Questa è una versione più completa della chiacchierata con Valeria Straneo.

Vanni Zagnoli
Quell’alessandrina gracile, alta uno e 60 per 46 chili, insegue la Grande Mela. Non ha l’arco di Guglielmo Tell, eppure vuole infilzarla, ovvero vincere la maratona più famosa, dopo i secondi posti a Rotterdam, al Mondiale e all’Europeo e l’8° all’Olimpiade.
Valeria Straneo, domenica migliorerà la quinta piazza del 2013?
“Lo spero – racconta la podista del Runner team 99, da New York -. Era stato faticoso per il vento terribile, stavolta la temperatura scenderà parecchio”.
Torna due mesi e mezzo dopo l’argento di Zurigo.
“La condizione è buona, in base agli ultimi allenamenti. Partirò decisa, puntando a un passaggio più veloce a metà gara”.
Quali sono le favorite?
“Le keniane Kiplagat, che mi staccò nel finale iridato in Russia, Keitany, pure over 30. Senza dimenticare l’etiope Deba, vincitrice nel 2012”.
E’ sposata con Manlio Esposito, 42enne grafico.
“Da inizio settimana, siamo all’hotel Hilton sulla Quinta Strada, a due passi dal Central Park: i figli Leonardo, 8 anni, e Arianna (7) restano a casa, gli regaleremo giocattoli nel negozio di Times Square”.
Due anni fa l’urugano Sandy costrinse il sindaco Bloomberg ad annullare la competizione.
“Eravamo quasi in 50mila, tornai per la mezza maratona di marzo, chiusa 19^ per il -3°. Anche in gruppo si è da soli: un mal di pancia diventa potenzialmente drammatico, un cambio di ritmo può paralizzare la falcata”.
E’ abbronzata, ha polpacci pronunciati e neanche un filo di grasso…
“Perchè corro 700 km al mese, persino 200 la settimana, sotto gara, guidata dalla torinese Beatrice Brossa. Amo le melanzane alla parmigiana, sono però allergica ai latticini”.
L’anno scorso si è aggiudicata la mezza di Lisbona, spezzando l’albo d’oro africano almeno lì.
“Il personale sulla maratona è del 2012, 2 h 23’44”, in Olanda, su un percorso più agevole”.
A fine millennio la romana Franca Fiacconi inanellò vittoria, due secondi posti e un terzo…
“Mi colpì la grinta, perciò ne incollai la foto sul diario. Iniziai alle elementari, ai giochi della gioventù, solo dal 2001 però gareggio seriamente. Se riesco, arrivo a Rio 2016”.
Nonostante i pregiudizi sull’esplosione tardiva?
“Avevo l’anemia e soffro di sferocitosi, disfunzione congenita della membrana dei globuli rossi: i più fragili si rompono, distrutti dalla milza ingrossata, me ne asportarono 26 cm, per un 1,8 kg; causava pure occlusioni intestinali”.
E’ guarita?
“Parzialmente, riscattando una genetica invalidante. Non mi aspettavo questo crescendo, è una grandissima sorpresa”.
La magistratura di Trento interroga due volte persino Stefano Baldini. Lei è veramente pulita?
“Una marea di volte ho affrontato l’argomento. Dopo l’operazione, i valori si sono normalizzati, emoglobina ed ematocrito. La cultura del sospetto è alimentata dai casi Schwazer e Armstrong, l’anno scorso dai velocisti giamaicani: io non ho mai usato niente, solo vaccini prima dell’intervento, per aumentare le difese immunitarie ed evitare infezioni. E poi presi normali antibiotici”.
Non è stran(e)o avere exploit così, a 38 anni?
“Fa storcere il naso a molti, io però la vivo benissimo”.
I due argenti le hanno cambiato la vita?
”Faccio le stesse cose, anche in famiglia: i lavori in casa, vado al supermercato e a prendere i bimbi a scuola. Sono solo più conosciuta, la gente per la strada mi incita, ho inviti assortiti e più impegni”.
Sino a 4 anni fa lavorava a tempo determinato, da educatrice in un asilo nido.
“Poi ho rifiutato l’incarico per mantenere più tempo con i bimbi e sostenere i due allenamenti quotidiani”.
Al dopo carriera ha pensato?
“Non ancora. Mi piacerebbe restare in atletica, le medaglie portano opportunità. In fondo, forse, senza l’operazione lavorerei ancora all’asilo”.

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