Il Gazzettino. La procura chiede 2 punti di penalizzazione per il Parma e 15 per il Chievo, Palermo e Crotone pregustano il ripescaggio. Vrenna: “I nostri conti sono a posto, altro che il fittizio dei veronesi”. Ma per Catanzaro è in odore di mafia. Il Parma spera nel -6 ma in serie A. In B falliscono Cesena e Bari e neanche l’Avellino è ancora a posto, chi sarà ripescato?

Vanni con Alessandro Lucarelli ex capitano del Parma

E’ l’estate più calda, per l’italico pallone, dal 2006, ovvero dal dopo calciopoli. Se le richieste della procura federale saranno accolte dalla giustizia sportiva, il Chievo finirebbe in serie B, assieme al Parma, mentre il Crotone sarebbe ripescato, assieme al Palermo, battuta nella finale playoff. E in cadetteria, con i fallimenti di Bari e Cesena, chiedono di essere riammesse l’Entella (come già 3 anni fa, dopo il playout perso a Modena) e il Novara, ma da anni la Figc stila una classifica in base anche al bacino di utenza e al blasone. Anzi, potrebbe essere l’occasione per ridurre i campionati principali a 18 e a 20 squadre, visto che da anni si parla di campionati troppo lunghi, a scapito delle nazionali.

Il procuratore Giuseppe Pecoraro è spietato, nell’accusa, chiede due punti di penalizzazione per il Parma, che dunque perderebbe la promozione, o in subordine il -6 da scontare in questa. E’ ovvio che i dirigenti Giacomo Malmesi e Pietro Pizzarotti (sosia dell’ex alpinista Messner) vogliano salvaguardare la promozione arrivata all’ultima giornata, per il confronto diretto favorevole sul Frosinone. L’altra metà di Verona è ancora più terrorizzata, poichè rischia la retrocessione all’ultimo posto, con 15 punti di penalizzazione, per quelle plusvalenze fasulle. La sentenza sarebbe storica, poichè Inter e Milan, già regine di artifizi contabili, mica hanno mai pagato, se non sotto forma di multa. Per non parlare dei passaporti falsi (Roma, Inter) o dei regali agli arbitri (i rolex ai tempi di Franco Sensi).

Sono questi i pensieri prevalenti, a margine dei processi iniziati ieri al tribunale federale nazionale, a Roma.

Quindici punti in meno sull’ultima classifica cadetta sono stati chiesti anche per il Cesena, nel frattempo fallito e intanto Crotone ed Entella sono state ammesse come parti interessate, come il Palermo, mentre è stata respinta l’istanza del Venezia, quinto.

Significativa la dichiarazione di Gianni Vrenna, presidente dei pitagorici: «Spero che i 15 punti siano tolti veramente e che la pena sia confermata nei gradi successivi. Noi abbiamo i conti in ordine». In realtà, secondo la procura di Catanzaro, sul club calabrese c’è l’ombra della ’ndrangheta.

Intanto, per il presidente del Chievo, Luca Campedelli, sono stati chiesti 36 mesi di inibizione. Le sentenze di primo grado sono attese tra la fine della settimana o l’inizio della prossima, seguiranno gli appelli, intanto la Figc potrebbe piazzare delle x, giovedì 26, a Sky, quando saranno varati i calendari.

Secondo Giuseppe Pecoraro, cresciuto alla prefettura di Rovigo, il Chievo da 3 anni usufruiva di plusvalenze fittizie, di qui la richiesta di 5 punti di penalità a stagione. 

“Me l’aspettavo – sottolinea il legale clivense Marco De Luca -, perchè di solito quando si ha torto si fanno richieste pesanti per suggestionare i tribunali. Il deferimento è fragilissimo, contiene errori marchiani anche nei numeri, che vanno sanzionati duramente. Per due volte la procura rifiutò di ascoltare il presidente Campedelli, l’improcedibilità sta nei fatti e il presidente è molto amareggiato anche per il deferimento: ha sempre rispettato alla lettera le procedure federali la contabilizzazione dei contratti di acquisto e vendita”.

Il centravanti del Parma Emanuele Calaiò rischia 4 anni di squalifica (ne ha 36, dunque la carriera ai massimi livelli sarebbe terminata) e 50mila euro di ammenda, per i messaggi al bellunese De Col e a Terzi: «Non rompete il cazzein. Soprattutto col rapporto che avete con me», con tanto di cuoricino emoticon, tentativo di ammorbidire l’impegno degli avversari, giustamente denunciato dagli ex compagni ai dirigenti liguri. «Vengo da 20 anni di carriera immacolata – spiega in aula -, da esempio per i giovani, insegnando lealtà. Ho passato gli ultimi due mesi di inferno, non merito questa macchia». 

«Le frasi erano scherzose – argomentano gli avvocati del Parma, Chiacchio e Rodella -, lo Spezia parlò di comunicazione, non di denuncia».

Vanni Zagnoli

Da “Il Gazzettino”

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