Il Gazzettino. Il derby dell’Arena è squilibrato, ma l’Hellas può rovesciare il -8, nonostante le assenze di Toni e Pazzini. Il quadro del tifo

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L’integralità della vigilia del derby per il Gazzettino del nordest.

Vanni Zagnoli
Ecce derby. Stasera si gioca il derby di Verona, il Bentegodi non sarà esaurito, complice la diretta Sky e l’Hellas in zona retrocessione. In riva all’Adige siamo tornati alle 12 stagioni in cui il Chievo era davanti come categoria, il differenziale è stato anche quasi 4 serie, ovvero con i gialloblù espressione del quartiere di 8mila abitanti in A e il Verona che fu a un passo dalla retrocessione in C2, con uno spareggio playout vinto fra enormi difficoltà. Ovvero, 11 punti il Ceo, come lo chiamano, e 3 il Verona, penultimo. Andrea Mandorlini è sereno, per il lustro memorabile che ha vissuto, gli manca il campione del mondo Luca Toni, il trascinatore a 38 anni è reduce da un’operazione. Manca il suo carisma, anche provocatorio. Indimenticabile, due stagioni fa, quando segnò nel 2-2 alla Juventus e si passò le mani tra i capelli per irridere Antonio Conte e il suo parrucchino: smentì, ma era proprio così. Toni non gli ha mai perdonato di averlo emarginato dalla Juve. Fu Luigi Delneri a volerlo a Torino, fu ceduto a Verona dove ha vissuto un biennio da miglior cannoniere italiano, abbacinante.
Il derby scaligero è l’unico a nordest fra serie A e B, è cambiato nel colore perchè il Chievo non ha più l’inno di Ivana Spagna, da un biennio è soppiantato dal brano dei Sonohra. Alla voce vip, fra le 5 stracittadine nazionali è il più modesto, con i soli Fabio Testi e Jerry Calà tra i personaggi di spettacolo, popolarissimi per la verità negli anni ’70. Quanto agli sportivi, il ciclista Damiano Cunego non è più fra i migliori al mondo, va spesso a vedere il Chievo, mentre l’ex atleta Sara Simeoni è lontana dal calcio. Mancherà il sindaco Flavio Tosi, tifosissimo dell’Hellas, ieri all’estero.
Il Verona lancia per l’occasione la seconda maglia, nera, sperando di rischiarare la classifica. Si gioca in casa del Chievo, gratificato da 7200 abbonamenti, contro i 13400 dell’Hellas, non più sesta tifoseria d’Italia, ma tra le più calde del nord. Al debutto in A, con l’Europa conquistata da Delneri, il Ceo ebbe anche 10mila abbonati, Maran è altrettanto amato perchè ha una squadra orgogliosa e umile, regina del pressing. Il differenziale è massimo, fra i 5 derby di serie A, perchè l’80% dei veronesi è per l’Hellas: i cittadini sono 300mila, un milione considerata la provicia. Anche il Chievo ha il suo gruppetto di ultras, i North side, per nulla facinorosi.
La doppia, grande squadra di calcio riporta riflettori sulla città di Romeo e Giulietta, dell’Arena e del teatro romano, senza dimenticare il lesso con la pearà, la specialità gastronomica.
Il derby sarà visto in tv dagli allenatori Malesani e Corini, doppi ex, da Osvaldo Bagnoli, 30 anni fa scudettato, e da Delneri, in Friuli. Sul campo, riflettori sul primattore clivense Simone Pepe, perno della nazionale di Lippi in Sudafrica 2010, viene da 3 stagioni di infortuni. “Conte mi conosce, ma altri giocano meglio di me. Ci sono affinità fra il presidente juventino Agnelli e Campedelli, non è solo discendenza familiare. Abbiamo il doppio di punti della Juve e il triplo del Verona, ma pensiamo alla salvezza. La supremazia cittadina non ci interessa”.

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