Ilmessaggero.it. Anche l’Italvolley maschile approda a Tokyo: Serbia ko 3-0

(ilmessaggero.it)

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di Vanni Zagnoli

E’ una delle serate più belle, per l’Italia del volley. Era favorita la Serbia, per il 3-0 di Torino. Ma gli uomini non sono inferiori alle donne, arrivano a Tokyo con un 3-0 portentoso. La Serbia resta a 16 e due volte a 19, seppellita da muri (9) e da servizi vincenti, da difese e contrattacchi.

L’avvio entusiasma i 5400 del palaFlorio, sul 5-1 Nikola Grbic chiama subito timeout. Blengini sceglie l’esperienza, Anzani e Piano, Antonov in banda al posto di Lanza sa di bocciatura per il titolare delle ultime medaglie azzurre. Balaso è preferito a Colaci, fra i migliori al mondiale, come libero. L’8-2 è sorprendente, il muro irretisce i rossi. Podrascanin è in panchina, Lisinac con Krsmanovic al centro incide poco, Kovacevic attacca raramente, rispetto al coinvolgimento che ha a Trento, mette solo il 12-7. Zaytsev e Juantorena sono in palla, lo zar passa anche con il muro a tre. Jokovic carica i serbi, non entra però il loro servizio, a differenza di quella maledetta serata iridata. A Bari a ogni timeout sono canti e applausi, dalla grinta di Giannelli a muro si capisce quanto sia attesa la riscossa dagli azzurri. Entra Colaci e quando Atanasijevic lancia fuorissimo due palloni, il set si chiude in anticipo, con un 25-16 imprevedibile. E’ come nella finale mondiale, quando la Polonia abbattè il Brasile, superfavorito.

Il secondo parziale è più equilibrato ma sempre a prevalenza nostra. L’ace di Zaytsev sancisce il 16-13, una difesa acrobatica di Colaci mantiene il vantaggio. E’ come nel calcio, quando ogni palla vagante è di una squadra, con applicazione e reattività Piano e compagni arrivano ovunque. Il muro sporca ogni attacco, manca solo il contrattacco di Juantorena per portare il +4. Sono fondamentali la pipe e un tocco di Antonov, mai a questi livelli in gara azzurra fondamentale. Jokovic va in confusione sulla battuta dello zar, è un altro segnale di resa, bissato dall’ace, sempre del capitano. Aveva ragione Blengini, l’altra sera: «Ricordate le serie al servizio di Ivan, a Rio». Con l’Australia era uscito per Nelli, stavolta è in super serata. Da non credere, il 25-19, con superiorità in ricezione e in attacco. 

«Oi vita, oi vita mia», intonano i pugliesi, in un palazzetto sempre bollente. Anzani azzecca il muro in avvio di terzo parziale, Petric (che giocherà a Milano) è utile per allungare il match. Bata Atanasijevic in panca sintetizza le difficoltà della quarta del mondiale, avanti 6-8 per due nostri errori. Juantorena (34 anni oggi) recupera subito, da mvp delle finali di Champions a Berlino, rispetto a Torino è trasformato. Rientra Atanasijevic e provoca il pubblico dopo un ace, si affaccia Lanza e almeno l’Italia spezza la serie dell’opposto vicecampione d’Italia con Perugia. I muri di Piano e Anzani danno il break definitivo, sul 20-17, il resto è festa. Spumante in campo, sguardi di gioia, Zaytsev se la cava con una battuta: «Ma che era successo, un anno fa, al mondiale? Non mi ricordo».

Chicco Blengini sottolinea gli sforzi: «La difficoltà è stata azzerare la testa. Per mesi si pensava alla Serbia, paradossalmente da sabato notte si pensava alla fatica fatta con l’Australia. Con il sacrificio, si passa da delusioni a grandi gioie. Si è rivisto lo spirito di Rio». E anche dell’argento di coppa del mondo, che 4 anni fa qualificò per quella olimpiade, e del bronzo europeo. Traguardo per la manifestazione del mese prossimo. 

Si qualificano per Tokyo anche Russia (3-0 all’Iran) e Usa (3-1 in Olanda, sul ct parmigiano Piazza), Polonia (3-0 sulla Slovenia del maceratese Giuliani) e Argentina (3-2 in Cina). Enormi sofferenze per Brasile, che recupera due set in Bulgaria e passa. Alla prima chance, come l’Italia. Ci sarebbe stata solo un’altra possibilità, adesso i problemi sono di Francia, Serbia e Bulgaria. Andranno al girone a 8 dal 7 al 12 gennaio, con qualificate in base al ranking dopo l’Europeo. Ne passerà una sola. «Arrivare all’olimpiade è difficile quanto bello. L’ho spiegato a mia figlia Greta, spero che la provi anche lei, un giorno, questa gioia». 

Da “Ilmessaggero.it”

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