La malattia di Elena Fanchini. Da Avvenire, il racconto delle sorelle Fanchini, tre in coppa del mondo: “Infortuni, fede e capacità di reagire”

Elena Fanchini lotterà per la vita, come ha raccontato su facebook, ce la farà e dovrebbe tornare a sciare.

Questo è il testo completo, prima dei tagli per la pagina di Avvenire di fine ottobre 2014, con la storia delle sorelle Fanchini, uniche nello sport italiano.

Vanni Zagnoli
Lo sci italiano è zeppo di fratelli e sorelle, di figli d’arte e di coppie, le Fanchini però rappresentano un fenomeno unico nella storia dello sport, perchè sono tre: Elena ha 29 anni, Nadia 28 e Sabrina 26. Tre come le sorelle Materassi, protagoniste del romanzo di Palazzeschi pubblicato nel 1934, poi diventato film e anche emulato dall’avanspettacolo negli anni ’70.
Le Fanchini sono ragazze molto legate fra loro, è bastato vedere come si muovevano in gruppo alla discoteca milanese Byblos, alla presentazione della squadra nazionale di sci. Quel cognome è in coppa del mondo di sci dal 2003. La minore non è propriamente atletica, bassa uno e 55, pesante 58 chili, eppure è combattiva come poche. Idem Elena, wikipedia dà un metro e 64 per 69 kg, ma è certamente più leggera. Piacciono tanto queste ragazze, anche ai colleghi della nazionale, per la capacità di fare gruppo.
“E’ nato tutto con papà Sandro – racconta Elena -, da una vita si occupa degli impianti di risalita a Montecampione, nel Bresciano, ci ha avvicinate alla neve, mentre mamma Giusy a casa ci cresceva”.
Le tre camune sono affratellate da infortuni gravi, ai legamenti crociati delle ginocchia. “Un primo mi capitò a 19 anni – continua Elena -, nel 2004. L’anno dopo a Santa Caterina Valfurva vinsi l’argento mondiale in discesa e fu in assoluto il primo podio, poi mi dedicai anche al superG. Nel 2008 la rottura dei legamenti mi fece perdere praticamente due stagioni, fra stop e ritorno alla migliore condizione”.
Nadia è la più completa, ha talento per discesa e superG, dosa le forze ma è competitiva pure in gigante. Ebbe persino problemi al cuore e per ottenere l’idoneità dovette sottoporsi a un intervento a una valvola. “Prima dell’olimpiade di Vancouver, dunque nel gennaio 2010 caddi in discesa a San Moritz e saltarono i crociati di entrambe le ginocchia, ricadendo male da un salto. E un anno dopo, al rientro, come semplice apripista, a Cortina d’Ampezzo l’atterraggio da un salto mandò in pezzi un altro legamento e così persi una seconda stagione”.
Ai mondiali ha fatto doppietta: bronzo in discesa in val d’Isere nel 2009 e argento a Schladming ’13. “Non posso forzare troppo con la velocità, anche per questo sono passata al gigante, con il quarto posto all’olimpiade di Sochi”.
Sabrina è arrivata al grande sci più tardi, pratica i due slalom e vanta piazzamenti fra le migliori 20. “Anch’io sono caduta in allenamento, il vero rientro è in questi giorni. Ci siamo sempre date forza reciproca, per non mollare”.
L’altro propellente formidabile è la fede, soprattutto per Nadia, fidanzata con un tecnico della nazionale giovanile, Devid Salvadori. “Siamo cresciute così – racconta lei -, con l’abitudine familiare di andare a messa, la domenica. Se sono a casa, mi piace seguirla in parrocchia, alla San Bernardino di Lissone. Diversamente vado in chiesa dove capita, persino in Argentina, magari senza comprendere benissimo la lingua”.
Il circo bianco è frivolo, alimenta personaggi da copertina, le americane Lindsay Vonn, fuori per infortunio, e Julia Mancuso, la slovena Tina Maze.
“Anche nel nostro mondo esistono valori – sostiene la Fanchini intermedia, come età -, non è tutto come si vede. Le difficoltà fisiche insegnano, le persone giuste danno una mano, facendo maturare tante esperienze. In gara non si è da sole, non va sempre bene e allora un supporto è utile. In squadra si parla di tutto, emergono pure i valori”.
Lassù, al cancelletto, l’ansia prima della gara sale, può emergere il timore di farsi male. “Qualcuno si segna, per farsi proteggere dall’alto, ma è tale l’adrenalina della gara che si pensa alla successione delle porte”.
Nello sci l’unico esempio di tre sorelle viene dalla Norvegia con le Loseth: Mona si è appena ritirata, proseguono Lene e Nina, lontane però dai primi posti. “Noi – si inserisce Sabrina – siamo cresciute insieme, neanche abbiamo mai pensato a un’alternativa allo sci, neppure per il dopo carriera”.
In ritiro sono generalmente in camera assieme, ma non in tutte le tappe di coppa del mondo, poichè proprio Sabrina non gareggia sempre. Questione di punteggio.
Le Fanchini avevano studiato all’istituto per geometri, nessuna l’ha concluso: Elena si è fermata in 4^, le minori al termine del secondo anno, magari si prenderanno il diploma a sci appesi.
Le sorelle di riferimento dello sport mondiale in questo millennio sono le tenniste Williams. Venus a 34 anni è in ribasso, 19^ al mondo, Serena si è riportata in vetta all’Atp da un anno e mezzo. “Noi facciamo il nostro – abbozzano in coro le bresciane -, con le potenzialità che abbiamo”.
Dopo 16 stagioni manca Denise Karbon, ultima vincitrice di una coppa di specialità, nel 2008 in slalom. “Era la capitana – ricorda Elena Fanchini -, il punto di riferimento di uno sport che resta minore, nel nostro Paese. Fatica la pallavolo, nonostante i podi rituali o sfiorati, figurarsi noi. Non ci sono soldi, vengono tutti calamitati dal calcio. Per fortuna noi siamo nei gruppi sportivi militari”.
Elena è finanziera, dunque nelle fiamme gialle, Nadia e Sabrina nell’esercito, ma in squadra sono rappresentati anche gli altri corpi militari.
Già, la squadra. Intervistando soprattutto i maschi, emerge l’individualismo dello sci alpino.
“Ognuno pensa per sè – conferma Fanchini N. -, la squadra peraltro è alleata e quando arrivano buoni risultati fa da traino per tutti. Gli obiettivi? Meglio non dichiararli, però ci prepariamo per essere al top, siamo ambiziose e abbiamo voglia di lasciare correre gli sci. I mondiali saranno come sempre a fine stagione, a Vail e Beaver Creek, in Colorado, il primo traguardo è qualificarsi, dunque far bene in questi mesi”.
Lo sci italiano è ora nelle mani di tre uomini. “Il presidente Flavio Roda è molto importante perchè ascolta e risolve i problemi. Il ct vero e proprio non c’è più, siamo seguite da Livio Magoni, responsabile delle discipline tecniche, e dal ds Massimo Rinaldi”.
Questa triade ha il compito di far dimenticare Claudio Ravetto, che ha portato molti podi ma non abbastanza vittorie, secondo la federazione. Il trio di sorelle, invece, vuole riverberare una storia unica.

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